Monday, May 30, 2022

CfP: XXVth International Onomastica & Letteratura Symposium (Septembre 2022)

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Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa

nei giorni 
16 e 17 settembre 2022 
si svolgerà presso l’Università di Pisa il

XXV Convegno Internazionale di O&L

Gli argomenti intorno ai quali verterà sono i seguenti:

  • Giochi, parodie, agnizioni: il nome per divertire e per disvelare

I testi letterari costruiti su giochi di parole, divertissements lessicali e fraintendimenti linguistici intenzionali trovano spesso il loro campo d’azione preferito nel nome proprio, in special modo quando essi mirano alla parodia, alla satira, al calembour o ad altre forme del comico, spesso costeggiando i territori peculiari del nonsense, come ha mostrato Donatella Bremer nei suoi contributi su Robert Gernhardt e altri autori tedeschi (fra i quali Busch, Morgenstern, Ringelnatz, Brecht, Jandl e il cabarettista Karl Valentin) o sul limerick, la forma in versi che in prevalenza utilizza nomi propri, e in particolare toponimi per le sue alchimie verbali, resa celebre da Edward Lear e non disdegnata da molti eminenti scrittori, fra i quali Wisława Szymborska e, in Italia, Scialoja, Rodari, Caproni e Montale. Non sfigurerebbe tuttavia nel canone dei giochi onomastici di tipo parodico il Boccaccio della predica di Frate Cipolla ai Certaldesi (Decameron, VI 10, 37-42), in cui questi, da buon imbonitore, inventa con le parole spazi di esotica lontananza per gli ingenui interlocutori costruendo un itinerario toponimico che in realtà non fa altro che riutilizzare odonimi della Firenze trecentesca, comicamente consonanti con località favolose. La sezione potrebbe d’altro canto legittimamente allargarsi a casi di parodie ‘serie’, in accezione genettiana, cioè di ripresa e riscrittura degradata, ma non necessariamente comica, di nomi della tradizione letteraria (valga come esempio il passaggio da Ulisse all’Ulysses joyciano). Ancora, altre forme di gioco e di disvelamento onomastici, che l’autore instaura con il lettore, potrebbero essere rappresentate dalle ‘firme d’autore’ celate in tanta letteratura della lirica romanza e italiana delle Origini, anche in forma di anagrammi e paragrammi disseminati nel testo, come opinato ad esempio (da Giorgio Orelli) per le criptate autonominazioni petrarchesche nel sonetto incipitario dei RVF («sPEro TrovAR pietà nonCHE perdono»), o per i giochi ipogrammatici che coinvolgevano i nomi di Brunetto Latini e del suo corrispondente Bondie Dietaiuti (secondo Giuseppe E. Sansone), all’interno di quella che costituirebbe la loro corrispondenza amorosa in versi, per citare solo alcuni esempi.

  • Elenchi, sequenze, liste, cataloghi onomastici in letteratura

A caratterizzare elenchi, liste e cataloghi letterari sono spesso antroponimi e toponimi. Ciò accade già nel più lontano archetipo del fenomeno, il ‘catalogo delle navi’ del II libro dell’Iliade, in cui il narratore omerico, per dar l’idea dell’immensa marea di uomini giunti con i contingenti achei per nave a Troia, ricorre a un fluviale elenco di nomi dei comandanti, corredato di etnonimi e toponimi a indicarne la provenienza. Analogamente, la Teogonia di Esiodo propone un’altra inesauribile lista di nomi di creature divine. Una strategia onomastica per evocare l’enormità se non l’infinitezza indicibile dell’oggetto della descrizione, come suggeriva Umberto Eco nella Vertigine della lista? Lo stesso studioso, nelle vesti di romanziere, sembrava evocarne una diversa funzione in un passo della Misteriosa fiamma della regina Loana, in cui era una litania di toponimi a rappresentare la prima involontaria epifania memoriale del protagonista, colpito da amnesia dopo un incidente stradale e colto da un improvviso recupero memoriale alla vista di un cartello segnaletico con il nome del paese natale. Ma l’esempio più celebre del valore memoriale degli elenchi onomastici è un passo della Recherche proustiana, significativamente intitolato Nom de pays: le nom, che culminava in un catalogo dei nomi delle stazioni ferroviarie normanne. In ogni caso, la strategia ricorre in molti altri scrittori contemporanei. Da Elio Vittorini, che scandiva il viaggio di ritorno in Sicilia del protagonista di Conversazione in Sicilia con insistenti cataloghi dei nomi dei centri toccati dalla ferrovia, sulla linea che da Siracusa va verso il paese materno del personaggio. Sino a Luigi Meneghello, che, ad incipit del capitolo VI del suo I piccoli maestri, declamava un elenco costituito da un paio di decine di toponimi, certo non liquidabili come mezzi per ottenere un mero effet de réel. Elenchi che talora appaiono declinati come una sorta di mantra, necessario all’appropriazione memoriale di persone, di luoghi da quei nomi raffigurati. A provarlo esplicitamente è uno scrittore quanto mai distante per tempo e ispirazione dagli altri sinora citati, il Salman Rushdie dell’Ultimo sospiro del Moro, il cui io narrante, accingendosi a evocare i nomi dei luoghi della sua lontana e perduta Bombay, dichiarava: «cedo alla tentazione di evocarli, con la forza che possiede il nominarli, davanti ai miei occhi assenti». Tra Omero e Rushdie, un campo sterminato di cataloghi onomastici.

  • Nomi e identità

La coppia delineata dal titolo di questa sezione parrebbe sulle prime adombrare un accostamento pressoché ovvio, se non la premessa di un vero e proprio truismo o petizione di principio. Il nome, si dirà, è il segno dell’identità di un personaggio o di un luogo letterari, e null’altro andrebbe aggiunto a questa incontrovertibile persuasione. Eppure, il rapporto tra i due elementi del sintagma appare tutt’altro che pacifico e acclarato, tanto anzi da costituire il nucleo più critico di molte creazioni onomastiche, come anche di molte riflessioni autoriali sulla natura dei nomi propri letterari. A fornirne il paradigma alcuni celebri esempi pirandelliani: dal Mattia Pascal che vive una crisi che travolge nome e identità, tentando vanamente di riacquistarne da sé di più autentici e meno ingannevoli, al Vitangelo Moscarda che conclude il suo percorso di progressiva demolizione dell’io e della stessa struttura romanzesca, in Uno, nessuno e centomila, con un apoftegma memorabile, che condanna senza appello ogni possibile equivalenza dei due termini in questione: «Nessun nome». Oltre che a scoprire l’inconsistenza del nome come identità, e la sua volatile sostanza di maschera, lo scavo interpretativo su questa coppia concettuale può tradursi anche in altro. Ad esempio nell’interrogazione del rapporto tra l’identità reale di figure umane o di luoghi che il testo copre con il velo di nomi di invenzione o con l’anonimato. Come non pensare, a questo proposito, alla curiosità quasi morbosa che torme di lettori e critici riversarono nell’Ottocento, e ancora più in là, nel tentativo di dare un nome al «paesello» degli sposi manzoniani, e di svelarne dunque l’identità? Per non parlare di analoghi esercizi di scioglimento anagrafico cui gli esegeti del romanzo sottoposero altri suoi due personaggi quali l’«innominato» e l’«anonimo». Nomi che nascondono identità, mentre altri invece la sbandierano, come avviene per i nomina loquentia o redende Namen o analogous names che dir si vogliano, in cui l’onimo allude a una res identitaria a molteplici livelli: fisico, morale, attanziale. Con gradi di trasparenza, o al contrario di opacità, mutevoli a seconda dei casi, ed esercitando la forza allusiva anche per antifrasi, quando questi non si piegano, per dirla con Philippe Hamon, a «stratégies déceptives». In questi casi i nomi forniscono indicazioni allusive smentite dal racconto, depistando il lettore più che guidarlo. Una tipologia attestata già in epoca classica e poi riattualizzata nell’arco di tutta la storia letteraria, dalla narratio brevis romanza ad esempi contemporanei talora insospettabili, e certo già ampiamente indagata dagli studi di onomastica letteraria, che ne hanno fatto a lungo il loro vero centro di interesse interpretativo. Eppure, a ben vedere, essa costituisce un giacimento ancora inesauribile, specie quando lo scandaglio venga gettato in territori (autori, testi, generi) sotto tale aspetto inesplorati. La questione si apre del resto anche a riflessioni teoriche sulla natura dei nomi propri in letteratura, toccandone il nodo fondamentale, quello riassumibile nell’alternativa tra teorie che sostengono l’arbitrarietà degli stessi nomi letterari e, all’opposto, visioni ‘cratilee’, persuase dell’esistenza di un legame naturale e necessario tra il nome e l’identità.

  • Il nome e le voci nel testo (in letteratura e in particolare nel genere teatrale)

Il nome, quando viene pronunciato materialmente dalla voce di un personaggio, può restare neutra etichetta denotativa oppure subire incrinature e deformazioni, di natura soggettiva ed espressiva, colorandosi di nuances ora affettuose e accorate ora ironiche e sarcastiche. Corre alla mente un passo di Ferito a morte di Raffaele La Capria: «Il mio nome, Maaàssimo!, la voce lontana di Glauco, quei giorni più brevi di un nome gridato sul mare»; o la pronuncia apocopata del nome, tipica dei dialetti meridionali, attestata nelle allocuzioni di alcuni personaggi dei Fuochi del Basento di Raffaele Nigro («Oi, France’, chiedimi da bere»). Il fenomeno assume un’evidenza particolare nelle battute dei testi teatrali, in cui è la voce attoriale, guidata in modo più o meno esplicito dalle indicazioni d’autore, a declinare e materializzare tali sfumature. Ma le oscillazioni della ‘voce’ che pronuncia i nomi letterari potrebbero anche essere intese guardando, semioticamente, alla loro dimensione  pragmatica, o, sociolinguisticamente, a quella diafasica (da dia- e phasis ‘voce’, appunto), nelle infinite gradazioni che il nome può percorrere, in un testo letterario, lungo l’asse compreso tra i due poli del formale e dell’informale, variando a seconda dell’interlocutore, delle relazioni che intercorrono tra i personaggi, delle situazioni comunicative in cui essi vengono ritratti. Ad esserne coinvolto è ad esempio l’uso dei diminutivi, che possono divenire spie di una relazione più intima e familiare tra due personaggi o di una deminutio del loro valore, come più in generale tutte le strategie allocutive, per dirla con Pasquale Marzano, sottese alle scelte onomastiche, capaci di sintetizzare senza ulteriori indicazioni narrative il tipo di rapporto che si instaura tra i personaggi, o tra questi e il narratore. Esempio celebre quello dell’Angiolina della Senilità sveviana, che nella mente del protagonista Emilio oscilla tra Angie Giolona, tra immagine angelicata e più cruda percezione maschilista, smascherando proprio con tale dialettica onomastica l’ambiguità e la rete di autoinganni in cui il personaggio si crogiola. O, per fare solo un altro esempio, gli analoghi mutamenti allocutivi cui è sottoposto il personaggio di Gasparina Torretta del Non è una cosa seria pirandelliano – da Gasparotta Scarparotta.

  • L’onomastica in alcuni autori di cui ricorrono significativi anniversari: Hoffmann, Proust, Buzzati, Meneghello

Come accaduto in altre edizioni del Convegno, una delle sezioni sarà dedicata ad autori di cui cadono nel 2022 significativi anniversari. Ad essere chiamata in causa quest’anno è una pluralità di scrittori: Ernst T. A. Hoffmann, Marcel Proust, Dino Buzzati (dei quali ricorrono rispettivamente duecento, cento e cinquanta anni dalla morte) e Luigi Meneghello (centenario della nascita). Essi sono del resto accomunati non solo dalla ricorrenza anniversaria, ma anche da una oggettiva rilevanza delle strategie onomastiche da loro esperite, come già acclarato per ognuno di essi da precedenti contributi che ne hanno analizzato l’opera sotto questo profilo, edificando vere e proprie ‘nicchie interpretative’, con cui si potrà dunque fare i conti, per confermarne e arricchirne gli esiti oppure, al contrario, per contestarli e provare a ribaltarli.

Coloro che intendano partecipare al Convegno o che vogliano proporre un loro articolo alla redazione della rivista «il Nome nel testo»

sono pregati di inviare a Donatella Bremer (donatella.bremer@unipi.itentro e non oltre il 30 luglio 2022 un abstract, non generico, ma sufficientemente indicativo (ca. una pagina) del loro contributo.

Si prega di allegare anche un breve curriculum.

La lunghezza degli articoli da sottoporre al processo di revisione (peer review) per un’eventuale pubblicazione nella rivista «il Nome nel testo» dovrà aggirarsi intorno alle 12 cartelle.

V международная научная конференция «Этнолингвистика. Ономастика. Этимология»

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Кафедра русского языка, общего языкознания и речевой коммуникации Уральского федерального университета имени первого Президента России Б. Н. Ельцина (Екатеринбург), Институт русского языка им. В. В. Виноградова РАН (Москва) и Институт славяноведения РАН (Москва) при участии комиссий по этнолингвистике, ономастике и этимологии при Международном комитете славистов планируют провести V международную научную конференцию «Этнолингвистика. Ономастика. Этимология»  08–10 сентября 2022 года. 

На конференции будет обсуждаться широкий круг вопросов из трех указанных областей лингвистической науки; при этом предпочтительны темы, связанные с историей языка и народной языковой традицией, а также темы теоретико-методического характера.


Учитывая эпидемиологическую ситуацию в мире, мы предполагаем, что конференция пройдет в смешанном формате (очная часть, как обычно, в пансионате вблизи города Екатеринбурга, дистанционная – онлайн с применением цифровых информационных платформ).


Sunday, May 29, 2022

Auszeichnung für Namenforscherin Erika Waser

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Die Sprachwissenschaftlerin erhält den Henning-Kaufmann-Preis für ihre Arbeit zu Orts- und Flurnamen.

Sprachwissenschaftlerin Erika Waser den Jahrespreis 2022 der deutschen Henning-Kaufmann-Stiftung. Sie hat die Forschungsstelle Luzerner Namenbuch gegründet, die dem Staatsarchiv angegliedert ist und sich der wissenschaftlichen Forschung von Orts- und Flurnamen widmet. Die Forschungsstelle hat bereits Namenbücher zu Entlebuch, Rigi und Habsburg sowie Teilbände des Luzerner Namenbuches veröffentlicht, heisst es in einer Mitteilung der Staatskanzlei Luzern.

Livre "Petit manuel du toponymiste occitan"

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Publication du « Petit manuel du toponymiste occitan », de Jean Rigouste

Cet ouvrage est né de deux constats assez clairs.

L’un est l’intérêt très fort pour tout ce qui touche à notre culture et à notre identité, et, entre autres, pour l’étude des noms de lieux et de personnes. Il est vrai que ces noms, chez nous, parlent en occitan, et nous révèlent bien des choses sur notre pays et nos aïeux.

L’autre constat est celui d’un problème : il n’existe aucune formation -officielle- à l’onomastique, : la grande majorité des chercheurs sont des autodidactes, ils se sont formés seuls, avec l’aide de quelques livres, parfois de quelques conseils, et de beaucoup d’expérience. Il a bien existé quelques cours, dans certaines universités, mais ils n’ont pas duré longtemps, et peu de personnes ont pu les suivre. Quant aux bons livres de toponymie, ils sont parfois difficiles à trouver et ils donnent plus souvent le résultat des recherches que la méthode qui a permis de les obtenir.

C’est ainsi qu’est née chez l’auteur l’idée d’un manuel simple, élémentaire, destiné à ceux qui veulent se lancer sur les sentiers tortueux (et sans fin) de l’onomastique ; d’un guide pour éviter quelques erreurs et quelques pièges ; d’une aide pour gagner du temps, d’un conseiller pour leur rappeler la prudence indispensable. Ce petit livre est donc dédié à tous ceux qui s’intéressent à l’étude et à l’origine des noms de lieux des régions de langue occitane. L’auteur l’a voulu assez simple, réduit aux connaissances fondamentales et sans théories savantes. Il l’a également conçu en se rappelant que, chaque jour, le trésor de ces noms anciens, qui parlent encore notre langue, diminue et se perd. Il y a donc du travail pour tout le monde…et il est vraiment urgent !  

L’auteur

Né en 1938 dans une famille quercynoise, Jean RIGOUSTE a parlé l’occitan avec ses parents dès son enfance. Agrégé de Lettres Classiques et titulaire d’un DEA de Géographie historique, il a enseigné le français et l’occitan dans l’académie de Bordeaux. Auteur de la méthode d’apprentissage Parli occitan, il est l’un des fondateurs de l’Ecole Occitane d’Eté ; il a animé divers cours d’onomastique et écrit des articles et chroniques de toponymie. Il est membre de la SFO. 

Pour les commandes à l'éditeur : 16 € + 6 € (frais de port), à adresser à :

Novelum
21 rue Béranger
24000 Périgueux

Essay “Babylonian Incantation Bowl Onomastics” awarded the 2022 Selma and Lewis Weinstein Prize in Jewish Studies

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CJS announces recipients of 2022 Selma and Lewis Weinstein Prize in Jewish Studies 


Three Harvard seniors have been named recipients of the 2022 Selma and Lewis Weinstein Prize in Jewish Studies, the Center for Jewish Studies at Harvard University recently announced.

Shoshana F. Boardman, a senior in Winthrop House, was awarded first place for her essay “Babylonian Incantation Bowl Onomastics.” Sonia F. Epstein, a senior from Eliot House, submitted “To Build and To Be Built: Tuberculosis Control and the Zionist Movement, 1922-1957,” which won the second-place prize. Hannah Mae Miller, a senior in Quincy House, received a special citation for her entry, “Let My People Go! The Movement for Soviet Jewish Emigration’s Impact on US Human Rights Policies 1963-1975.”

The Weinstein Prize, which is given to the Harvard University student(s) who submits the best undergraduate essay in Jewish studies, was established by Lewis H. Weinstein ’27, LL.B. 1930.





Wie gut eignet sich das onomastische Verfahren zur Ziehung einer Zufallsstichprobe von Muslim*innen mit Migrationshintergrund verschiedener muslimisch geprägter Herkunftsländer?

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How well does the onomastic method work for drawing a random sample of Muslims with a migration background from different Muslim countries of origin?



Zusammenfassung

In dem Beitrag wird auf Basis von Daten der Studie „Muslimisches Leben in Deutschland 2020 (MLD 2020)“ untersucht, inwieweit der Einsatz namensbasierter (onomastischer) Verfahren bei der Ziehung einer Zufallsstichprobe von Muslim*innen mit Migrationshintergrund aus muslimisch geprägten Ländern sinnvoll ist. Die Analysen verdeutlichen, dass die Zielgruppe onomastisch gut eingegrenzt werden kann. Bei 94 % der Personen, bei denen die onomastische Zuordnung einen Migrationshintergrund aus einem muslimischen geprägten Land vermuten lässt, trifft dies zu. Von Nachteil ist, dass die Religionszugehörigkeit nicht erkannt wird. Der Anteil der muslimischen Religionsangehörigen unter den Personen aus muslimisch geprägten Herkunftsländern ist mit 80 % jedoch relativ hoch, so dass der Befragungsaufwand deutlich reduziert werden kann. Eine weitere Schwierigkeit bei Umsetzung eines geschichteten Stichprobenkonzepts besteht darin, dass sich die Namen verschiedener muslimisch geprägter Herkunftsländer nur schwer voneinander abgrenzen lassen.

Abstract

Based on data from the study “Muslim Life in Germany 2020 (MLD 2020)”, this article examines the extent to which the use of name-based (onomastic) methods is useful in drawing a random sample of Muslims with a migration background from Muslim countries. The analyses show that the target group can be identified well with the help of onomastic procedures. For 94% of the persons, for whom the onomastic assignment suggests a migration background from a Muslim country, this is true. A disadvantage is that the religious affiliation is not recognized. However, the share of Muslims among persons from Muslim origin countries is relatively high at 80%. Hence, applying onomastic procedures can significantly reduce survey efforts. Another limitation in implementing a stratified sampling approach is the difficulty to distinguish the names by the Muslim countries of origin.

Saturday, May 28, 2022

When the Government Makes You Get a Surname


A look at the development of modern surnames in Sweden. Note this is not an unexhaustive history of surnames in Europe, or even in Sweden. Sources: Hedberg, J. (2021). Svenska efternamnsbyten 1920–1944. Bloggen New trends in Nordic Socio-onomastics. Larsson, I. (2013) Namn och namnforskning. Ett levande läromedel om ortnamn, personnamn och andra namn. Ed. by Staffan Nyström (main ed.), Eva Brylla & al. Version 1. Uppsala. Noreen, Erik & Adolf. (1907). Svenska familjenamn vid början av 1900-talet. Alfabetisk förteckning jämte statistiska och andra bilagor. Stockholm: Aktiebolaget Ljus. Ryman, L. (2013) Namn och namnforskning. Ett levande läromedel om ortnamn, personnamn och andra namn. Ed. by Staffan Nyström (main ed.), Eva Brylla & al. Version 1. Uppsala. Utterström. (1985). Släktnamn. Tillkomst och spridning i norrländska städer. Kungliga skytteanska samfundets handlingar, 29. Umeå: Nyheternas tryckeri. Willson, K. (2012). Linguistic Models and Surname Diversification Strategies in Denmark and Sweden. Onoma, 47, 299-326. Lag om personnamn. (SFS 2016:1013) §29 Gårdsnamn. Chapters: 0:00 - Early Swedish "efternamn" 1:36 - What Surnames did Commoners Have? 4:02 - The Politics of Surnames 6:16 - Made-Up Surnames 6:58 - Ending & Credits

Tuesday, May 24, 2022

Namenforschung in Deutschland: Leipzig und Mainz

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Namenforschung (wissenschaftlich „Onomastik“) hat eine lange Tradition an der Universität Leipzig. Das 70jährige Jubiläum der Leipziger Namenforschung konnte nicht in Präsenz gefeiert werden. Stattdessen gab es in der Reihe „Onomastica Lipsiensia“ im Band 14 eine Chronik der Namenforschung von Karlheinz Hengst (Hrsg.), Namenforschung und Namenberatung. Dietlind Kremer und Gabriele Rodriguez zum 60. Geburtstag, 659 Seiten, Leipziger Universitätsverlag. Eine Zusammenfassung ist auch hier online zu sehen.

Einladung zum Vortrag

Prof. Dr. Karlheinz Hengst war von 1993 bis 1999 Professor für Onomastik an der Universität Leipzig. Er hatte schon in den 1960er Jahren eine Personennamen-Beratungsstelle eingerichtet. Am 9. Juni 2022 wird er um 18 Uhr einen interessanten Vortrag halten: „Wie der Ort Gotha zu seinem Namen kam. Eine schwierige sprachgeschichtliche Spurensuche“. Ort: Bürgersaal, Historisches Rathaus, Hauptmarkt 1, 99867 Gotha.

Namensberatungsstelle in Leipzig

Nachfolger von Prof. Hengst war Prof. Dr. Jürgen Udolph. Nach seiner Emeritierung im Jahre 2008 wurde die Professur aufgelöst. In wissenschaftlicher Zusammenarbeit mit der Deutschen Gesellschaft für Namenforschung (GFN) werden zwei Zeitschriften herausgegeben. Wer Geistes- oder Sozialwissenschaften studiert, kann Onomastik als Wahlfach belegen. Diese Studienplätze sind begehrt und oft überbelegt.

Noch besteht die sehr aktive Namenberatungsstelle. Sie ist ein Magnet für viele. Seit den 1950er Jahren wurde eine Spezialbibliothek zur Namenforschung aufgebaut. Doch Ende 2021 wurde sie aufgelöst und das Namenkundliche Zentrum auf einen Büroraum verkleinert. 1951/1952 begründet, wird die Leipziger Namenforschung beim nächsten Jubiläum – zum 75sten im Jahre 2027 – wohl schon wieder Geschichte sein, weil sie aufgelöst werden soll.

Das Prof. Udolph – Zentrum für Namenforschung wurde 2011 vom Namensgeber zusammen mit der GEN Gesellschaft für Erbenermittlung mbH gegründet. Hier werden Gutachten zu Familiennamen erstellt und Veröffentlichungen von Udolph, z.T. auch online lesbar, genannt. Im Podcast wird er privat von seiner Tochter interviewt. Im Radio und im Fernsehen tritt er regelmäßig zum Thema Namenkunde auf.

Namenforschung in Mainz und deutschen Universitäten

Mit „Namenforschung.net“ besteht ein weiteres Portal zur Namenforschung der Akademie der Wissenschaften und der Literatur in Mainz. Hier werden Projekte wie das „Digitale Familiennamenwörterbuch Deutschlands (DFD)“ und der „Deutsche Familiennamenatlas (DFA)“ bearbeitet, während am Institut für Geschichtliche Landeskunde an der Universität Mainz e.V. (IGL) regionale Atlanten zu Personen- und Flurnamen erstellt werden.

An mehreren deutschen Universitäten (z.B. Berlin, Jena, Mainz, München, Regensburg) werden Lehrveranstaltungen zur Onomastik angeboten.

XIXe Colloque d'Onomastique à Tours (22-24 juin 2022)

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SOCIÉTÉ FRANÇAISE D’ONOMASTIQUE

(Paris, Archives Nationales)

en partenariat avec l’

Université de Tours

Faculté des Arts et Sciences Humaines

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XIXe Colloque d'Onomastique



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THÈMES

1/ Les noms propres changent de forme et de sens ; parfois même, ils disparaissent : la variation en onomastique

2/ Richesse onomastique de la vallée de la Loire

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Dates : du 22 au 24 juin 2022

Lieu : Université de Tours

Faculté des Arts et Sciences Humaines

avec le soutien du

Centre Tourangeau d’Histoire et d’étude des Sources

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Plan de Tours

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Liste des hôtels

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Société française d’onomastique – XIXe Colloque d’Onomastique. Université de Tours (Faculté des Arts et Sciences humaines, 3 rue des Tanneurs) avec le soutien du Centre Tourangeau d’Histoire et d’étude des Sources, du 22 au 24 juin 2022.

Thèmes : 1/ Les noms propres changent de forme et de sens ; parfois même, ils disparaissent : la variation en onomastique. 2/ Thème régional : richesse onomastique de la vallée de la Loire.

Ce colloque est avant tout une réunion scientifique destinée à faire état des recherches en cours en onomastique et à susciter l’innovation théorique et méthodologique. Toutefois, les organisateurs souhaitent favoriser l’ouverture vers un public cultivé non spécialiste s’intéressant au patrimoine onomastique et soucieux de mieux le connaître.

Programme

Mercredi 22 juin

14 h - Accueil et ouverture du colloque

Variations administratives et politiques

14h30 –Jean-Claude Malsy Les changements de dénominations de lieux habités au cours de l'histoire

15h00 – Ange Bizet De l'influence des sources normatives sur la variation de forme des politonymes

15h30 - Dominique Soulas de Russel Patronyme, surnom, pseudonyme et prénoms : Reconnaissance et transmissibilité depuis la Loi du 6 floréal an II

Variations onomastiques dans le monde

16h30 – Jean Germain La toponymie majeure de Wallonie au Moyen Âge : hasard ou nécessité ?

17h00 – Daniela Butnaru Une analyse diachronique des changements toponymiques en Roumanie

17h30 – Maryna Darafeyenka Toponymie urbaine biélorusse : noms des rues actuels, changements nominatifs au cours du XXe et au début du XXIe siècle

jeudi 23 juin

Variations onomastiques dans le monde (suite)

9h00 – Boukhalfa Khemouche Des changements toponymiques en Algérie, de l'Antiquité à nos jours

9h30 – Yamina Taibi-Magrhaoui Les altérations linguistiques et phonétiques des anthroponymes algériens

10h00 – Marc-Alexandre Beaulieu Des variantes graphiques hispanisées désignant des lieux de l’Incanat

11h00 – Hakima Slimani et Younès ABIB La représentation sociolinguistique du toponyme français chez les jeunes habitants de Chlef

11h30 – Marcienne Martin De la dérivation du surnom et de l’hypocoristique dans le champ des noms de famille

12h00 - Sylvain BeauprÉ Toponymie du Québec et de la région de l’Abitibi-Témiscamingue. Occupation euro-canadienne du territoire et perte de sens

Variations onomastiques en France

14h30 – Jacques Lacroix Des noms de frontières d'origine celtique insoupçonnés

15h00 - Philippe Brun Le Val d'Absinthe : un exemple de plusieurs variations sémantiques et morphologiques, sur le site de Clairvaux (Aube)

15h30 – Michel Tamine La toponymie des instituteurs au milieu du XIXe siècle

16h30 – Jean-Claude Bouvier Le légendaire sarrasin en toponymie

17h00 – Jean-Louis Vaxelaire - Georges d’Anton ou Danton ? Les noms propres et la variatio

17h30 – Tatiana Retinskaya « De l’initié à l’initié » : un procédé méthodologique de recueil et d’explication des formes onomastiques

vendredi 24 juin

Richesse onomastique de la vallée de la Loire

9h00 – Emmanuel Auvray et Ivan Bellaunay Baptiser les piscines publiques françaises, quand la géographie prend le pas sur l'histoirele cas des piscines du Centre-Val de Loire (1884-2021)

9h30 – François-Olivier Touati De Marc Bloch à Roger Dion : toponymie et paléo-environnement en Loire angevine

10h00 – Gérard Taverdet Dialectologie et toponymie dans l'Ouest de la France

11h00 – Claire Le Guillou La surnomination dans l’œuvre romanesque de George Sand : du nom de ses personnages et de ses variantes

11h30 - Stéphane Gendron Le cadastre napoléonien de l'Indre-et-Loire : questions de toponymie

12h00 – Pascal Chareille et Pierre Darlu Les patronymes de la vallée de la Loire témoignent-ils d’une identité ligérienne ?

12h30 – Conclusion par le président du colloque