XXIV Convegno Internazionale di O&L,
che si svolgerà presso l’Università di Pisa nei giorni 3, 4 e 5 ottobre 2019.
Gli argomenti intorno ai quali verterà il convegno, individuati nell’ultima Assemblea dei Soci, sono i seguenti:
Il nome nelle lettere, nei diari, nei taccuini
Annotazioni, appunti, riflessioni riferite a nomi propri in lettere, diari e taccuini degli scrittori si rivelano spesso ben più che mere trouvailles o curiosità biografiche. A emergervi può essere piuttosto la testimonianza della laboriosa ricerca del nome proprio più adatto da assegnare a un personaggio, magari già creato e vivente sulla pagina scritta, come negli epistolari di Verga e Capuana o nei taccuini pirandelliani; oppure la denuncia delle incertezze e delusioni intorno alle scelte onomaturgiche compiute (come quella confessata da Manzoni sui nomi dell’Adelchi in una lettera a Fauriel), e talora motivazioni segrete di un autore, sfuggite a critica e lettori, tali addirittura da smentire le ipotesi interpretative più corrive, come nei cahiers e nei brouillons di Proust.
La variazione del nome del personaggio
Soprannomi, nomignoli, diminutivi, patronimici, titoli possono alternarsi a proposito del medesimo personaggio all’interno di un testo in funzione della sua età, della cerchia di persone che frequenta, delle tappe sociali che varca, dei titoli che ottiene, delle eredità nobiliari di cui beneficia, dei legami matrimoniali, dei rapporti che lo legano agli altri personaggi, e a vari altri fattori che vale la pena di indagare; come accade, per fare un solo esempio significativo, nella Recherche proustiana per Odette de Crécy > Miss Sacripan > la Dame en rose > Mme Swann > Mme de Forcheville, oppure per Sidonie > Mme Verdurin > duchesse Duras > princesse de Guermantes.
I nomi mancati
Di nomi ‘mancati’ perché assenti, falliti, inadeguati, non detti o non pronunciati, occasioni onomastiche perdute, è piena la letteratura: sul piano finzionale, nei rapporti tra personaggi, come in casi di lapsus e dimenticanze freudianamente rilevanti (si pensi alla scena del Piacere dannunziano dove Sperelli chiama Maria col nome di Elena). Ma anche ‒ pista investigativa più sottile e forse più originale ‒ ‘nomi mancati’ e parte auctoris, cioè nomi misteriosamente mai dati, caselle inspiegabilmente vuote nel sistema onomastico di un testo: si pensi al nome del luogo in cui si dipanano le vicende di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, mai indicato, in un romanzo affollato peraltro di toponimi; o al nome del protagonista maschile della novella III 7 degli Ecathommiti di Giovan Battista Giraldi Cinzio, semplicemente indicato come il ‘capitano moro’, per il quale poi Shakespeare conierà uno dei nomi più potenti e celebri della letteratura mondiale, Othello, a rimarcare la mancanza onomastica presente nel suo prototesto.
I nomi migranti
Ulisse: in quanti testi, autori ed epoche letterarie compare questo nome? Lo stesso potrebbe dirsi per molte altre denominazioni, più o meno celebri, come Silvia, Don Juan, Lily, Alice, Margherita, di cui studi recenti hanno già rintracciato le varie emersioni letterarie, cercando di individuare, ove presente, un filo che li unisca nel loro percorso. Dunque, piuttosto che indagare solo ‘orizzontalmente’ le scelte onomastiche esperite all’interno di un testo, di un’opera, di un genere, può rivelarsi interessante e produttivo seguire la vicenda ‘verticale’ di un medesimo nome attraverso testi, epoche, culture e geografie, letterature e poetiche diverse: nomi dunque che migrano in diacronia o in sincronia assumendo significati e funzionalità diverse, consapevoli o no che essi siano, in prospettiva intertestuale, delle loro attestazioni precedenti.
La deonomastica letteraria
Nomi che si spostano dalla letteratura al mondo, piuttosto che dal mondo alla letteratura, secondo la prospettiva più consueta: i deonimi letterari. A venire in mente sono certo casi più noti, quelli di deonimici ricavati per antonomasia, quali perpetua, azzeccagarbugli, rodomonte, e tante altre forme sostantivate, esito del passaggio dal nome proprio letterario al nome comune. Lo stesso dicasi per aggettivazioni del tipo dantesco, petrarchesco, boccacciano, felliniano,ecc. Eppure, tanto rimane da studiare in questo campo, sia sotto il profilo dei fenomeni deonimici più ricorrenti, quali quelli sopra segnalati, sia di altre forme molto meno conclamate. Ad esempio, suscettibili di indagine sono i deonimici ‘mancati’, quelli cioè affacciatisi, ma poi non stabilizzatisi permanentemente nell’uso dei parlanti e nella registrazione dei lessicografi (si pensi da una parte all’uso metaforico di nanà ‘sgualdrinella’, recentemente segnalato da Randaccio in testi di fine Ottocento, dall’altra agli ironici pascoleggiando e dannunzianeggiando usati da Ugo Ojetti). Un’ulteriore tipologia può essere rappresentata dalla deonomastica d’autore, di cui Pascoli fu involontario esponente, coniando a scopo sarcastico forme come Pimpirendello, o ancora Giacosare o Panzacchiare e Pascarellare (Paradisi).
Il metodo
Come già da qualche anno, resta accesa una sezione particolare dedicata a problematiche di carattere metodologico inerenti alla disciplina.
Coloro che intendano partecipare al Convegno o che vogliano proporre un loro articolo alla redazione della rivista il Nome nel testo sono pregati di inviare a Donatella Bremer
donatella.bremer@unipi.it, entro e non oltre il
30 luglio 2019, un
abstract, non generico, ma sufficientemente indicativo (ca. una pagina) del loro contributo. Si prega di allegare anche un
breve curriculum.
La durata degli interventi sarà fissata in relazione al numero delle proposte accolte. Per quel che riguarda la lunghezza degli articoli da sottoporre al processo di revisione per un’eventuale pubblicazione nella rivista il Nome nel testo, essa non dovrà superare le 12 cartelle.
Per ulteriori informazioni rivolgersi anche a: